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          (industriale). Bendiversa è l’esperienza che ci
        
        
          ha visto coinvolti inGhana, doveRoland
        
        
          Agambire, giovane visionariononchémagnate
        
        
          della comunicazione africana, ci ha chiestoun
        
        
          progettoper un ICT adAccra, catalizzando
        
        
          presto le aspirazioni sociali dei giovani talenti
        
        
          africani e, quindi, anche le ambizioni politiche
        
        
          del governo. E’ nata cosìHOPECity
        
        
          (acronimodiHomeOfficePeople
        
        
          Environment), in cui lamancanzadi una
        
        
          memoriaurbana tradizionaleha in realtà
        
        
          attivatonuoveoccasioni di creazionedi spazio
        
        
          pubblicodove sperimentarepossibili
        
        
          evoluzioni. Abbiamo sviluppatounprogetto
        
        
          nonpiù apartiredaunprogramma funzionale
        
        
          autonomo,ma come conseguenzadi situazioni
        
        
          comportamentali riconducibili alla vita
        
        
          collettiva locale (nel caso specifico riferendoci
        
        
          allo schemadella compound-housedell’Africa
        
        
          equatoriale), apartiredallequali saràpossibile
        
        
          la creazionedi un effettourbanomediante la
        
        
          reinterpretazione in chiave contemporaneadi
        
        
          unmodello aggregativo tradizionaleghanese.
        
        
          Come inunamessa in scena, lo spazio
        
        
          pubblico viene visivamente evocato, più che
        
        
          fisicamente costruito, catalizzando l’impulso
        
        
          adunmaggiore coinvolgimento sociale.
        
        
          Questa esperienzaha consentitodi andare
        
        
          oltre la classicaopposizionepubblico/privato,
        
        
          architettura/ambiente, individuo/società, cioè
        
        
          versounanuovadimensionedi bene comune,
        
        
          inteso come capitale sociale epsicologico,
        
        
          come luogo condivisoda tutti imembri della
        
        
          comunità. Inquesto senso l’obiettivo che si sta
        
        
          perseguendonon èunprogettoper ilGhana,
        
        
          maunprogetto che cercadi nascereghanese.
        
        
          A seguitodi questoprogetto stiamo
        
        
          sviluppando sempre inGhanaun complesso
        
        
          residenziale che ricercaun’architettura
        
        
          site-specific con standard internazionali.
        
        
          Seguendouna tendenza che si stadiffondendo
        
        
          rapidamente anche inAsia, ci è stato chiestodi
        
        
          gestire interamente il processo “chiavi in
        
        
          mano”, affinché il prodottofinito fossedanoi
        
        
          garantito con la “qualitàdel design italiano”.
        
        
          Inquesto caso abbiamo affiancato amoderne
        
        
          tecnichedi costruzione, con abilitàmanuali
        
        
          locali, sviluppandouna facciata in legno, nel
        
        
          cui processodi lavorazione saranno coinvolti
        
        
          gli artigiani ghanesi, oggi relegati alla
        
        
          produzionedi suppellettili per turisti. Alla luce
        
        
          di queste esperienze, stiamo semprepiù
        
        
          convergendo suun’ideadi design inteso come
        
        
          l’esitodi unprocessodi ascolto edi
        
        
          cooperazione. L’architetturanon èpiùun
        
        
          fatto individuale, èun compito comune che
        
        
          deve cercaredi promuovere, all’internodella
        
        
          globalizzazione, lapresadi coscienzadelle
        
        
          identità individuali edelle specificità culturali,
        
        
          che saranno tantopiù valorizzate, quantopiù
        
        
          intensi sarannogli scambi tra le comunità.  In
        
        
          questo contesto l’attitudinedell’architettura
        
        
          italiana a confrontarsi sul quel terreno incerto
        
        
          dove ilmodernodialoga con il paesaggio
        
        
          storico e culturaleha creatoun approccio
        
        
          interpretativo che certamente favorisce
        
        
          l’azionedegli architetti italiani inquesti nuovi
        
        
          contesti. Lenuovegenerazioni italiani stanno
        
        
          sviluppandounanuova coscienzapiùurbana e
        
        
          sociale, interessata ai processi di tipo azione-
        
        
          reazione all’internodel corpodella città. Si
        
        
          prende attodei fallimenti dell’urbanistica e
        
        
          dei grandi piani, enasce l’interesseper la scala
        
        
          intermediadel progettourbano edegli
        
        
          “innesti”. E come succedeper altri casi di
        
        
          emigrazione intellettuale, il lavoro all’estero
        
        
          rappresenta lamessa allaprovadellapropria
        
        
          identitànella rispostaprogettuale allediversità
        
        
          dei contesti. Lagenerazionedi architetti
        
        
          italiani, che inquesti ultimi anni per
        
        
          mancanzadi prospettivenazionali alimenta la
        
        
          forza lavorodei grandi studi di progettazione
        
        
          internazionali, sta arricchendo lapropria
        
        
          preparazione accademica connuove
        
        
          professionalità e visione internazionale. Sono i
        
        
          tanti architetti emigrati della cosiddetta
        
        
          “generazioneperduta”, i quali rappresentano
        
        
          oggi per il nostropaese eper gli imprenditori
        
        
          creativi unagrande risorsaper affermare sul
        
        
          mercato internazionale laqualitàdel nostro
        
        
          approccio edel nostrodesign. Senei paesi
        
        
          delle economie emergenti vengono sempre
        
        
          più richiesti progetti “chiavi inmano”, nuovi
        
        
          modelli di cooperazione si aprono a tutta la
        
        
          filiera italiana legata allaproduzionedi
        
        
          architettura, unendo ilmondodella
        
        
          progettazione aquellodel contract. Aquesta
        
        
          apparenteposizionedi forza, si contrappone
        
        
          unadebolezzadell’offerta italiananel
        
        
          panorama internazionale: una legislazione
        
        
          professionale efiscale antiquata, lamancanza
        
        
          di societàdi progettazione sufficientemente
        
        
          organizzateper riuscire a competere sul
        
        
          mercato internazionale e l’incapacitàdi fare
        
        
          sistema. Come avvienegià in altri paesi
        
        
          europei, solo se sarà riconosciuto
        
        
          istituzionalmenteun ruolopiù centrale
        
        
          all’Architettura e verrà alimentata la ricerca
        
        
          sui nuovimodi di abitare, allora saràpossibile
        
        
          generarenuove sinergie ingradodi
        
        
          valorizzare lapresenza italiananeimercati
        
        
          internazionali.Del resto l’architettura, pur
        
        
          ancorata com’è al proprio sito, deve
        
        
          dipenderedaquestenuove sinergieper
        
        
          diffondere le idee cheproduce, e ladiffusione
        
        
          delle idee ènecessariaperchéqueste abbiano
        
        
          vita e sianomesse allaprovadelmondo.
        
        
          
            In alto:
          
        
        
          
            OBRHOPEcity, Accra, Ghana
          
        
        
          
            Qui sotto:
          
        
        
          
            Royal Ensign, Jaipur, India