DEDALO 40 Lavorare all'estero - page 8

miliardinel 2050. Inquasi 750milioni vivranno incittà,mentregli europei
saranno “solo” 685milioni. Bastano questi pochi dati a rendere evidente
l’enormitàdelle trasformazioni inessereedel prossimo futuroe ladimen-
sione degli spazi di mercato che si aprono. Di fronte a questo scenario ci
sono imprese italiane di costruzione , poche numericamente e di grandi
dimensioni, che operano nei mercati esteri: un recente rapporto di Ance
dice che tra il 2004 e il 2013 le 38 imprese italiane chehannopartecipato
alla ricerca (le più attive sui mercati internazionali) hanno più che tripli-
cato (+ 206%) il fatturato prodotto all’estero, passando dai 3miliardi del
2004ai 9,5del 2013.Nel solo2013, dopo8anni consecutivi di espansione,
il valoredellaproduzioneoltreconfinedei contractor italiani è aumentata
dell’8,6% rispetto all’anno precedente, a fronte di una stagnazione del
giro d’affari nazionale e del persistere della recessione economica. L’au-
mento del fatturato è stato accompagnato anche da una evoluzione e di-
versificazionedel business: le infrastrutturea rete, che rimangono l’attività
coredelle imprese italiane, sono stateaffiancate, negli anni, daoperazioni
di sviluppo immobiliare nel settore abitativo, non residenziale, ricettivo e
da complessi interventi nel campo ambientale (realizzazione di depura-
tori, gestione delle acque, impianti di smaltimento rifiuti). Il portafoglio
commesse nel 2013 si è arricchito di 319 nuovi lavori per complessivi 17
miliardi di euro (+44%del valoredel 2012). Complessivamente, le impre-
se italiane sono impegnate nella realizzazione di 797 opere per un con-
trovalore complessivodi oltre 90miliardi di euro e unportafogli lavori di
40 miliardi di euro. All’attività realizzativa è sempre più spesso associata
quellagestionale, con importanti contratti di concessione, specie in settori
strategici come quello delle autostrade, della sanità, delle generazione e
distribuzione di energia e acqua, chemolto spesso impegnano le imprese
per anni, ma che garantisconoflussi di reddito importanti che abbattono
i rischi di costruzione. Il dinamismo imprenditoriale ha portato queste
imprese italiane a selezionare i mercati esteri in cui operare: negli ultimi
anni, infatti, si è registratoun riposizionamentodel portafoglio commesse
e si è puntato sumercati maggiormente stabili emeno esposti al rischio
politico. I contractor italiani si distinguonoper unapresenza stabile: le 38
impresehanno segnalato lacreazioneo il controllodi oltre250 impresedi
dirittoestero. Il knowhowe la solidacredibilitàacquisita suimercatidi tut-
to il mondo hanno permesso di stringere alleanze con i principali player
internazionali del settore e le più importanti realtà finanziarie mondiali
(fondi di investimento e banche d’investimento, organismi internazionali
di sviluppo). Certo, va riconosciuto che andare all’esteronon è facile per
la stragrandemaggioranzadelle impresedi costruzioni italiane, caratteriz-
zate da una dimensionemolto piccola, a carattere familiare e per cultura
poco inclini a lavorare fuori dal proprio territorio di riferimento. Ma a
fronte dellamutata situazione di mercato, nonpenso vi siano altre strade
da percorrere se non quella di puntare sulla specializzazione, sull’investi-
mentonella formazionedimanager, sullaqualificazionedella forza lavoro,
sullapatrimonializzazione, sulle aggregazioni e reti d’impresa, sia verticali
cheorizzontali, per potersi collocare inmodo competitivo sia sulmercato
interno che su quello straniero. Gli spazi di mercato all’estero non sono
infatti necessariamente riservati a colossi multinazionali di settore, ma
possono essere aggrediti anche da operatori piccoli e medi se attrezzati
con risorse umane qualificate, soluzioni e tecnologie innovative, capacità
imprenditoriali. L’approccio al tema dell’internazionalizzazione appare
ancora spesso confusoe sprovvistodi una chiara sequenzadi passaggi ope-
rativi in gradodi condurre al risultato. Per consentire alle nostre imprese
A destra:
Foto di:Matteo Piazza
La Statua dellaLibertà svetta all’entrata
del porto sul fiumeHudson al centro
della baia diManhattan.
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